Page 46 - Ricostruzione incidenti stradali
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R ERRORI CONCETTUALI PIÙ FREQUENTI
Quali sono le carenze che più frequentemente si riscontrano negli elaborati pe-
ritali e quindi quali sono gli “errori” da evitare?
Dopo aver cercato di indicare quali sono i criteri da adottare nell’approccio alla rico-
struzione dell’evolversi di un incidente stradale, dalle analisi dei dati alla redazione della
relazione conclusiva, è opportuno evidenziare anche i principali motivi che ne infi ciano
il buon esito e la più completa fruibilità.
Nonostante la indubbia complessità spesso insita nella ricostruzione di un inci-
dente stradale, solitamente le carenze che rendono poco “funzionale” un elaborato
rispetto alle motivazioni che hanno reso necessario l’affi damento ad uno specialista
del settore non sono di carattere tecnico-scientifi co, bensì di tipo logico.
Si è richiamato in modo quasi ossessivo l’aspetto fondamentale che porta alla
richiesta della consulenza di un analista ricostruttore: chi deve decidere in termini
di responsabilità e quindi affi dandosi alla propria conoscenza del Diritto, ha bisogno
che gli venga fornita una ricostruzione di ciò che è accaduto per poter a quella ap-
plicare le norme a cui far risalire le responsabilità.
Fino qui quanto ampiamente richiamato in questo scritto e indicato come logica
giuridica, ovvero come “motivo del contendere”. Ma non è solo a questa che ci si ri-
ferisce richiamando il carattere logico delle carenze più frequenti.
Certamente vi sono, a volte, anche carenze scientifi che e tecniche ma queste,
oltre ad essere meno frequenti, sono anche più palesi ed immediate da rilevare e
superare.
Potranno essere utilizzati coeffi cienti di attrito (e quindi decelerazioni) errati
(perché non compatibili con il caso o semplicemente perché utilizzati a sproposito).
Potranno essere individuati assorbimenti di energia incongrui.
Potranno essere considerate accelerazioni improponibili, o inapplicabili allo
specifi co mezzo, o assunte da valori estremi teorici male applicati.
Potranno essere utilizzati principi che manifestano, nel caso specifi co, enor-
mi soff erenze potendo portare a risultati fortemente diff erenti anche con una varia-
zione modesta dei dati (è, ad esempio, il caso del principio di conservazione della
quantità di moto con angoli per i quali una variazione di 1 grado dell’angolo di uscita
dall’urto, assolutamente impossibile da determinare con certezza, porta a diff eren-
ze enormi nel calcolo).
Ma questi sono errori che non solo rendono agevole la loro contestazione e
quindi la rettifi ca da parte del consulente tecnico delle altre parti, ma che posso-
no essere anche superati producendo idonea documentazione tecnico-scientifi ca.
Oggi vi sono pubblicazioni di prove sperimentali, di approfondimenti specifi ci, di
posizioni ampiamente illustrate e documentate su quasi tutte le interpretazioni rela-
tive a dati da acquisire dalla letteratura e comunque, o si tratta di forzature macro-
scopiche e quindi facili da smentire, o si tratta di “ritocchi” che il più delle volte non
stravolgono l’esito tecnico.
Per altro è sempre spiacevole dover intervenire a rettifi care la relazione di un
collega (tanto più in sede processuale e magari nei confronti del CTU o del PU) ma
fi no a che lo si fa sul piano scientifi co è la conoscenza scientifi ca a dover essere
fatta valere e quindi il problema si riduce (se così si può dire) a suff ragare con mag-
giori e più probanti documentazioni la propria tesi.
In questo oggi aiutano e non poco anche i numerosi strumenti che consentono
la prova sperimentale specifi ca, disponibili spesso anche a costi ragionevoli.
Gli errori più frequenti per quanto attiene il percorso logico che l’analista rico-
struttore deve seguire sono principalmente di due tipi:
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