Page 51 - Ricostruzione incidenti stradali
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S Compatibilità dei danni
una deformazione del paraurti e quindi far sospettare un illecito tentativo di maggiora-
zione fraudolenta del danno.
Si ritiene così provato anche che non si può verifi care la compatibilità tra due
danni e quindi tra le deformazioni subite dai due veicoli coinvolti reciprocamente,
neppure riferendo le deformazioni dell’uno al costo di ripristino dei danni dell’altro,
assodato che tali costi non possono fornire alcuna indicazione in merito all’entità
delle deformazioni che li hanno indotti.
Del resto, parlare di compatibilità dei danni signifi ca almeno riferirsi alla compa-
tibilità delle deformazioni, cioè dell’impronta che i mezzi si sono reciprocamente tra-
sferiti nella collisione e nella relativa compenetrazione.
Questa prima analisi, oltre a richiedere una buona conoscenza del comportamento
delle strutture dei due veicoli che sono venuti a contatto, imporrebbe almeno una verifi -
ca diretta per giustapposizione.
A volte, purtroppo molto poche, le deformazioni conseguenti all’urto sono inte-
ramente plastiche, ovvero le parti interessate, soprattutto i lamierati, restano nella
posizione in cui la penetrazione reciproca della fase d’urto li ha portati. In quel caso
l’”impronta” è talmente signifi cativa e leggibile da permettere agevolmente di rico-
struire non solo quali sono le parti dei due mezzi che sono venute a contatto ma an-
che le direzioni con cui sono giunti alla collisione. Una verifi ca delle altezze e collo-
cazioni longitudinali di entrambe le deformazioni può già dare suffi cienti riferimenti
in merito alla compatibilità dei danni, cioè al fatto che quei danni possono essersi
eff ettivamente prodotti per una collisione tra quei due veicoli.
Abbiamo già un primo dato di fatto: è l’esame diretto di entrambi i mezzi, pos-
sibilmente contemporaneamente e comunque a breve distanza di tempo così da con-
servarne mnemonicamente la forma, a permettere un riscontro anche in quella che è
sicuramente la situazione più agevole.
Potrebbe apparire una forzatura parlare di “conservazione mnemonica” delle
deformazioni. Il pensiero comune è che non ce ne sia bisogno in presenza di un
corretto rilievo fotografi co. Invece si deve ribadire quanto già altre volte precisato:
l’immagine fotografi ca è, e non può essere altro, che una rappresentazione bi-di-
mensionale di una realtà tri-dimensionale e non può esservi situazione più specifi ca
di quella di un’analisi di compatibilità in cui è proprio la profondità, ovvero l’esame
nelle tre dimensioni, ad essere determinante.
Le fotografi e possono aiutare a documentare (attraverso gli eff etti di luci ed om-
bre, cioè di chiaro-scuri) e soprattutto, a questo si allinea il richiamo alla memoriz-
zazione, a ricordare ciò che si è direttamente rilevato nella realtà.
Certo che, se si avesse la possibilità di esaminare i mezzi contemporaneamen-
te, sarebbe insensato non procedere ad una verifi ca per giustapposizione. Si tratta
semplicemente di avvicinarli fi no a poter rilevare contemporaneamente ed a riscon-
tro le deformazioni reciproche.
È una verifi ca che il più delle volte, si ribadisce, quando è possibile e le defor-
mazioni sono almeno prevalentemente plastiche, risolve ogni dubbio.
Ecco che emerge un’altra aff ermazione (la soluzione di ogni dubbio) che meri-
ta precisazioni.
L’incidente accade sempre in una fase dinamica di almeno uno dei mezzi coin-
volti.
Ne consegue che nell’avvicinamento statico che si esegue in una giustapposi-
zione dobbiamo aspettarci delle diff erenze almeno per quanto attiene la corrispon-
denza in termini di altezza. Se uno dei mezzi era fermo è almeno molto probabile
che l’altro sia giunto alla collisione in fase di frenata e la frenata, realizzando uno
spostamento del baricentro, comporta una variazione di assetto che si traduce, il
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