Page 25 - Digital forensics
P. 25

D




               D  PROCESSO DI CRISTALLIZZAZIONE DELLA PROVA

                   Nella conduzione delle indagini, anche di quelle digitali, è molto importante, e a
               volte risulta determinante, la scelta del metodo da seguire nello svolgimento dell’at-
               tività investigativa.
                   Servirsi, infatti, di un metodo non corretto, può portare al fallimento dell’indagine
               o quanto meno a un risultato non soddisfacente, fi no al rischio di mettere del tutto in
               discussione quanto acquisito, prestando il fi anco ad eccezioni procedurali.
                   Da qui la necessità di giovarsi di un metodo adeguato al tipo d’indagine che si
               è chiamati a svolgere.
               D1  FASI DELLA DIGITAL FORENSICS
                   Tra i metodi più seguiti nello svolgimento dell’attività investigativa vi è quel-
               lo proposto nel 2001 dal primo digital forensics Research Workgroup (DFRW), il
               workshop di digital forensics che riunisce annualmente a Washington accademici
               e operatori del settore, ma in realtà quello che è risultato essere il più importante e
               conosciuto è il "metodo Casey", ideato dallo statunitense E. Casey (236), e messo
               a punto successivamente dai suoi connazionali M. Reith, C. Carr e G. Gunsch. In-
               dipendentemente dai metodi seguiti ed adottati da ciascuno di questi soggetti, tutti
               sono concordi nel ritenere che l’acquisizione delle digital evidence costituiscono il
               risultato di un percorso operativo costituito da diverse fasi.
                   Il metodo  Casey, per esempio, individua un percorso operativo costituito da
               ben 7 fasi di validazione del dato informatico, contemplando, tra l’altro quella del
               riconoscimento, della conservazione, della raccolta, della documentazione, della
               classifi cazione, della comparazione, nonché dell’individuazione e della ricostruzio-
               ne, mentre il metodo DFRW è caratterizzato dalla conservazione, raccolta, esame,
               analisi, presentazione e decisione.
                   Anche il Gruppo ad Alta Tecnologia (237) del G8, ha elaborato alcuni principi di
               massima da applicare in tutti i casi in cui si maneggiano prove digitali. Il primo punto
               riguarda l’applicazione dei criteri che, in linea di massima, devono essere seguiti in
               tutti i laboratori forensi, ancorché dotati di modelli di organizzazione diff erenti.
                   Il secondo punto si riferisce alla possibile alterazione dei reperti durante il se-
               questro; alterazione che "implica il minimizzare l’interazione tra i reperti ed i non
               reperti eventualmente presenti sul luogo del sequestro, utilizzare un buon metodo di
               repertamento ed imballaggio, conservare i reperti in luoghi adeguati e documentare
               qualsiasi fatto anomalo inerente trasporto e detenzione dei reperti" stessi.
                   Il terzo principio è inerente alla formazione professionale degli esperti che in-
               tervengono sulla scena del crimine, i quali devono essere i soli a maneggiare le
               possibili evidenze digitali. L’ultimo punto riguarda le attività di sequestro, accesso e

                 (236) Vaciago, Digital Evidence - I mezzi di ricerca della prova digitale nel procedimento penale e le ga-
                   ranzie dell’indagato, cit., p. 11, fu uno dei primi che nel tentativo di defi nire la Computer Forensics,
                   intesa come insieme delle metodologie e delle regole per le investigazioni digitali in ambito penale,
                   distinse, in primis, tra il computer "come arma" e il computer come "contenitore di dati" relativi alle
                   attività di chi lo utilizza. Nel primo caso, aff ermava Casey, siamo in presenza di Computer Foren-
                   sics in senso proprio, mentre nel secondo si assiste a un semplice impatto della dinamica sociale
                   nei sistemi informativi, che non sempre e non dovunque richiede l’utilizzo di tecnologia forensics
                   per la ricerca o la conservazione della prova.
                 (237) Il Gruppo ad Alta Tecnologia, formato nel 1998, si è evoluto nello Scientifi c Working Group on Dig-
                   ital Evidence (Gruppo di lavoro scientifi co sulle prove digitali). Lo SWGDE è un gruppo di lavoro
                   scientifi co formato da Forze dell’ordine, organizzazioni accademiche e commerciali e si occupa di
                   sviluppare linee guida e standard interdisciplinari per il recupero, la conservazione e l’esame delle
                   prove digitali.


                                                                                     139
   20   21   22   23   24   25   26   27   28   29   30